SANTA REGINA MUTA
Campo: storytelling
Ruolo: set designer
Per: Eugenia Pinna
Luogo: Martis, Sardinia
Anno: 2019
Fotografia: Hadriana Casla
Direzione Creativa: Silvia Mocci, Antoni Sotzu, Hadriana Casla
Tappeti ed arazzi: Eugenia Pinna
Modella: Aldara Fernández
Testo: Antoni Sotzu
Traduzione inglese: Haydée Bermudéz Guevara
Un atto celebrativo, per l’arrivo di un’altra stagione. Con un racconto fotografico, una ode al mutare del tempo, fuori dal tempo. La protagonista è una “Santa”, superstite di un culto passato. “Regina” delle rovine in cui è custodita. “Muta”, in silenzio dentro la sua nicchia, ma pronta a ricevere la trasformazione.
A challenging photographic project held to commemorate the arrival of another season. An ode to the changing of time, beyond our time. Our main character is a “Saint”, survivor of a past worship. “Regina”, queen of the ruins where she is kept. “Silent”, quiet inside her niche, ready to receive the conversion.
“Una grande figura femminile di dimensioni straordinarie, è la regina nelle rovine di un santuario campestre. Fuori dal tempo, in un luogo di culto delle religioni del passato, in cui superstizioni popolari incontrano verità ancestrali.
Stabile nel terreno, è come una statua silenziosa, custodita dentro la sua nicchia. Testa, mani e piedi sono avvolti da tessuti spessi, di lana, geometrie di telai, campane di bestie al collo.
Il calore di un altro Giugno è arrivato, e gli strati di cui è coperta iniziano a cadere, seguendo il rituale della stagione. Celebra da sola la sua metamorfosi, in cui gli elementi floreali infestanti si dispongono lungo i tessuti, prendendo il posto della lana e coprendo la carne nuda.
Lo spazio costruito incontra la luce dell’esterno, di durata infinita per queste giornate. Crescono pennacchi sotto la gonna e la corona è imbandita di elementi floreali vivi.
La natura del luogo la veste. Il solo busto resta fasciato da un elemento tessile, per ricordare la sua precisione razionale e prepararsi a riprendere il suo posto sovrano dentro la grande nicchia, in quel luogo in rovina”.
“A great female figure of extraordinary size, she is the queen of a rural sanctuary. Timeless, in a place of worship of past religions, where popular superstitions meet ancestral truths.
She is like a silent statue stable on the ground, kept inside her niche. Her head, hands and feet wrapped in thick fabrics of wool, geometric patterns of the loom, and beast bells around her neck.
Another warmth month of June has arrived and following the ritual of the season, the layers that covers her begin to fall. She celebrates her own metamorphosis, in which invasive floral elements are arranged along the fabrics, replacing the wool to cover the naked flesh.
The built space meets the external light of endless lasting these days. Feathers grow under the skirt and the crown is full of living floral elements. The nature dresses her up. Her torso is wrapped by textile to recall her rational precision and prepare to take her sovereign place back, within the large niche”.
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